Una D.341 di prima serie su base Rivarossi
Il modello che presento fu realizzato parecchio tempo fa per conto di un amico al quale “avanzava†una D.341 di 2^ serie Rivarossi. Data la cronica carenza di locomotive italiane industriali, la mia proposta di trasformare la sua D.341 fu accolta con favore, così mi misi al lavoro. Il modello poi vinse il Premio Muzio del 2002 – sezione elaborazioni; infine, attraverso varie vicissitudini, tornò in mano mia in forma di copia in resina, grazie a Marco Gallo, quindi riallestii la locomotiva, questa volta per me.
L’elaborazione riguarda prevalentemente la cassa, la quale va pesantemente rivista. Ho iniziato lisciando completamente la parte centrale dell’imperiale riproducente la griglia superiore, le botole e gli scarichi, lasciando intatti la ventola e la botola sopra alla cabina di guida opposta. Una volta lisciato il tutto sono state tagliate con seghettino a lama circolare le porzioni frontali delle cabine. Con limetta piatta è stata data l’inclinazione esatta di appoggio per i nuovi frontali al resto della cassa, mentre le parti frontali delle cabine sono state lisciate ed appiattite.
A questo punto incollati i due frontali e stuccate e carteggiate le giunzioni, è stato ricostruito con plasticard da 0,25 mm di spessore il rettangolo di tetto al vero smontabile, nel quale sono stati inseriti due pezzetti di tubo di plasticard (profilo Evergreen) da 2 mm di diametro esterno per 1 mm di diametro interno, ad imitazione degli scarichi. Il rettangolo misura 37,5 mm per 14,75 mm e reca incise alcune chiodature e pannellature.
Una fase successiva riguarda la stuccatura e carteggiatura della linea di guarnizione della cabina A poi ritracciata con un punteruolo 2 mm verso la cabina stessa (è quella lato opposto delle griglie); poi sono stati eliminati tutti i portelli e griglie laterali della parte centrale della cassa, riportati con altrettanti dettagli realizzati incidendo il fondo di un vassoio di alluminio. Il finestrino rotondo immediatamente dietro alla cabina A, sul lato sinistro della locomotiva e stato accecato, mentre quello sul lato destro è stato prima accecato e poi riaperto in posizione arretrata di 3,3 mm.
Anche le griglie laterali che al vero coprono il comparto ventilazione dei radiatori dell’acqua sono state rifatte, lisciando quelle esistenti ed aprendo un vano di 11,2 per 9,3 mm per lato, nei quali hanno trovato alloggio due nuove griglie ricavate da una cassa di una E 656 Lima HO danneggiata. Le cornicette ed il divisorio centrale delle griglie sono in profilo Evergreen da 0,5 per 0,25 mm.
La finitura della cassa ha riguardato la realizzazione di nuovi fanali di dimensioni più opportune, realizzati con pezzetti di guaina di sottile filo elettrico, i fari centrali, realizzati con due quadratini dl plasticard poi forato, e l’apposizione delle pedane applicate ai panconi, sopra ai respingenti, riprodotte con piccoli pezzi di plasticard da 0,5 mm di spessore. Alle porte frontali ho applicato i corrimani realizzati in filo di ottone da 0,3 mm, usato anche per i corrimani posti sul tetto.
I carrelli hanno solo ricevuto l’applicazione delle sabbiere, accettando il fatto che questa meccanica è comunque datata ed imprecisa per il passo dei carrelli stessi, per non dire delle prese di corrente a pulsantini....il telaio in metallo Rivarossi è stato smussato alle estremità e ridipinto in nero opaco, onde accogliere la cassa con il profilo mutato.
La verniciatura è stata eseguita a pennello con colori acrilici (oggi vanno bene i Puravest) nelle tonalità Isabella, rosso segnali per panconi e fascia laterale del telaio, castano per carrelli, sottocassa centrale, imperiale e mascherina dei finestrini frontali., mentre le targhe, scritte, numeri e modanature color alluminio sono decals di produzione Danifer/MDF. Lo stemmino frontale, che avrebbe la pretesa di ricordare il logo FIAT, è un minuscolo pezzetto di nastro isolante rosso. Un minuscolo tocco in alluminio alle cornici dei fanali impreziosirà il tutto.
Applicate le decals e disegnate con pennarello nero ultrafine le guarnizioni nere di alcuni portelli, si stende una mano di trasparente opaco (io uso il Talken in bomboletta), che ha lo scopo di uniformare il tutto ed eliminare imperfezioni. I trasparenti sono imitati con il cristal-clear.
Così trasformata, la D.341 di prima serie si presta ad essere impiegata al traino di treni locali o merci, prevalentemente ambientati nel Sud della penisola, avendo esse terminato la loro carriera nei depositi di Catanzaro Lido e Taranto.